sabato 16 ottobre 2010

Il diavolo nel cervello

Ecco uno dei miei primi racconti che pubblico


Tutto cominciò la notte del 15 gennaio, da allora sono passati circa 60 giorni e ancora non mi rendo conto di come ciò si potuto accadere proprio a me, proprio io che ho sempre condotto una vita pulita, non ho mai trasgredito , proprio io che adoro la famiglia più di chiunque altro al mondo, proprio con me il diavolo doveva divertirsi?

Quella notte il mal di testa era qualcosa di insopportabile, non riuscivo a prendere sonno, o meglio, mi svegliai nel bel mezzo della notte a causa di una tremenda emicrania e non riuscì più a riaddormentarmi. Il dolore era lancinante, mi bucava il cervello, era come se avessi una lama dentro al cranio, pulsava, sentivo il cervello battere. Mi iniziai a preoccupare,
mi alzai ed andai in bagno, lavai la faccia sudata, la temperatura corporea era probabilmente più alta del normale di almeno 2 gradi, alzai lo sguardo e mi vidi riflesso allo specchio,  mi venne in mente l’ incubo avuto il giorno precedente e che mi tolse il sonno . Mi trovavo ad un compleanno, tanti erano gli invitati. Un grande giardino era allestito a festa, c’ erano tavole lunghe decine di metri e addobbate con qualsiasi genere di cibaria  e non. Il festeggiato compiva 18 anni, esattamente l’ età che compirò io fra circa 2 mesi. C’ era della musica, c’ era gente che ballava e si divertiva ma io mi sentivo smarrito, non riconoscevo nessuno dei presenti pur sapendo di trovarmi in un ambiente familiare, ero solo in un mondo affollato.
Ad un certo punto, come nel migliore dei film horror, una musica agghiacciante iniziò a martellarmi nel cervello, il mio sguardo si diresse, come una telecamera che si avvicina velocemente all’ obiettivo, verso una finestra dalla quale usciva una forte luce. Più mi avvicinavo più la musica diventava forte ma fu ciò che vidi dentro la stanza illuminata che mi lasciò senza fiato. Un ragazzo pendeva giù dal soffitto, il collo spezzato da una corda spessa.  Doveva avere all’ incirca 20 anni ,probabilmente si trattava del festeggiato; accanto al suo corpo penzolante c’ era una donna che urlava a squarciagola, urlava e urlava , piangendo abbracciandosi al corpo esanime di quello che probabilmente era suo figlio. Intanto la musica aumentava e le grida salivano , fu allora che la donna estrasse un coltello da macellaio, si girò verso di me e ….. mi mandò un bacio. Un attimo dopo si tagliò di netto il collo con uno squarciò di 20 cm che andava da orecchio a orecchio. Fu raccapricciante, sentì lo strappo provocato dalla lama alla giugulare; in un attimo la stanza fu silenziosa, un silenzio più caotico delle grida.
Ma l’ incubo non finì alla scena del doppio suicidio.
La mia “visuale” tornò rapidamente al giardino, li la indirizzai verso un angolo appartato dove vicino ad un lampione nero sostava un uomo, in mano aveva una fetta di torta con la candelina numero 18; mi guardò e sorrise facendomi un cenno di intesa, poi strizzo l’ occhio sinistro, fu allora che mi accorsi che la persona che mi stava osservando non era umana, nel suo sguardo c’ era qualcosa di diabolico, i suoi occhi erano giallastri così come i denti , il suo sorriso era ora un ghigno di disprezzo. Mi parlò o perlomeno ebbi questa impressione, telepaticamente mi parlò e disse “è arrivata la notte, sta arrivando la morte”. Quella figura scomparve immediatamente dopo e io mi sveglia nel mio letto sudato fradicio.
Ora davanti a questo specchio del bagno ripenso a quell’ episodio, ripenso al fatto che probabilmente la stanchezza dovuta alla carenza di sonno (solo 3 ore nelle ultime 24)  mi ha portato a questa tremenda emicrania. Domani andrò comunque a fare una visita dal dottor Faust.

18 gennaio
L’ altro giorno ho effettuato la visita medica per capire cosa mi procuri questa tremenda emicrania.
I risultati sono stati sconfortanti e non perché ci fosse qualcosa di anomalo, ma perché il dottore non è riuscito ad individuare quale possa essere la causa di tutto ciò. “ Probabilmente la stanchezza è la causa principale, ragazzo mio, lo studio, il fatto che dovrai prepararti a scegliere un percorso universitario che ti segnerà , fra qualche mese deciderai quello che sarà il resto della tua vita, per me è stanchezza associata ad una situazione stressante, stai tranquillo”.
Se prima era preoccupato dal mal di testa, ora il dottor Faust ha fatto di tutto per farmi salire l’ ansia.
L’ emicrania comunque non vuole saperne di cessare, il dolore è sempre più forte, il cervello pulsa, lo sento battere nel cranio, sembra quasi che se ne voglia andare a farsi un giro, speriamo che la situazione si risolva al più presto, non vorrei dover combattere per il resto della mia vita con fastidiose emicranie, come successe a mio nonno che dovette convivere a vita con fastidiosi mal di testa, potrebbe quindi essere qualcosa di ereditario.

25 gennaio
Come avrete notato, il mio diario ultimamente è aggiornato saltuariamente, questo a causa dei molteplici impegni dai quali sono letteralmente catturato, compiti a casa, interrogazioni importanti in un periodo decisivo ma anche alcuni problemi in famiglia di cui non voglio parlare. Ciò di cui voglio scrivere è però quello che mi è successo questo pomeriggio nel viale principale della mia graziosa cittadina.
Girai l’ angolo di via Colombo per raggiungere la pasticceria di Tiffany, ci andai per comprare gli squisitissimi cannoli al cioccolato che solo in questa pasticceria producono alla “siciliana”. Ne comprai un vassoio grande che ne conteneva 12, 4 al cioccolato, 4 alla ricotta e 4 alla crema. Ma comunque questi sono dettagli inutili che interessano poco, quello che sicuramente interesserà, è ciò che mi successe appena svoltato l’ angolo.
Vidi un trambusto in mezzo alla strada una folla era tutta riunita in cerchio, era palese che qualcuno si trovava disteso sull’ asfalto, che l’ avessero investito o che si fosse sentito male, le cose non andavano per niente bene, la preoccupazione della gente era tangibile, in molti erano con le mani tra i  capelli o al volto.
Mi avvicinai col vassoio in mano, notai la presenza del signor Neville, amico d’ infanzia di mio padre.
“che succede signor Neville?” , “ purtroppo la signora MacNeil ha avuto un malore ed è caduta pesantemente a terra dalla sua bicicletta”, “è grave?”, “no, si è ripreso ma è ancora molto confusa e frastornata, abbiamo chiamato l’ ambulanza, sarà qui a momenti”
Distesa sull’ asfalto c’ era quindi la signora MacNeil, quell’ amabile e graziosa vecchietta, devota a Gesù Cristo e alla Chiesa. Mi avvicinai assicurandomi di persona dello stato di salute della signora.
Era supina , un uomo le sorreggeva il capo parlandole e tranquillizzandola, mi chinai anche io e fu allora che la signora MacNeil mi afferrò per un braccio, mi guardò negli occhi e disse qualcosa che mi raggelò il sangue nelle vene: “ il diavolo ti ha trovato, come ha trovato me, non c’ è scampo”. Istintivamente tirai il braccio indietro in maniera brusca , alzandomi e allontanandomi velocemente dal centro della strada, fu allora che mi voltai nuovamente verso la folla (che sembrava non si fosse accorta di nulla) e vidi un uomo che prima non c’era, aveva qualcosa di familiare, era…..era…. era l’ uomo del mio incubo, il demone, o demonio( a questo punto non so a che pensare). Egli mi guardò sorridendo, poi alzò la mano e mi mostro l’ indice scuotendolo a destra e sinistra facendomi cenno di NO. I suoi occhi allora diventarono rossi e sul suo volto riapparve il ghigno malefico, chiusi gli occhi terrorizzato, li riaprì ed era sparito.
Mi affrettai allora a tornare a casa, corsi più che potei, corsi a gran velocità, avrei potuto vincere i 100 metri alle olimpiadi, l’ adrenalina che scorreva dentro mi impediva di provare fatica, dovevo correre e non potevo fermarmi. 5 minuti dopo mi trovavo già a casa mia, intento a prepararmi per un bagno caldo e rilassante.


Vorrei poter cancellare il prima possibile quest’ episodio anche perché se il primo era un incubo, questo era purtroppo reale( o almeno credo che lo fosse) e non posso, non voglio credere a diavoli e demoni, è fuori discussione che possano esistere cose del genere.

Cambiando discorso e tornando a ciò che purtroppo è reale al 100% , ho da dire che l’ emicrania non accenna ad andarsene, vorrà dire che domani andrò a farmi prescrivere degli antidolorifici o antinfiammatori che possano placare questa sofferenza e ,chissà, magari sconfiggerla definitivamente in attesa che il periodo stressante finisca e possa riprendere la tranquilla vita da ragazzo quasi maggiorenne.

10 febbraio
Mi hanno ricoverato in ospedale, mi trovo qui da ormai 3 giorni e sinceramente non vedo l’ ora di rientrare a casa, di riprendere la vita normale, di tornare a stressarmi con i compiti e lo studio, c’è di positivo che l’ emicrania è andata via, è sparita completamente. Ma vi chiederete cosa ci faccia ricoverato? Beh, mi trovo qua in seguito di una botta alla testa.

La giornata era fresca, soleggiata, soffiava un venticello rilassante, per essere il 4 di febbraio si stava tutto sommato bene. Chiamai il mio amico Clive “ehi, che ne dici di andare a fare un giro in piazza centrale?” , “ si, mi sembra un ottima idea, però passiamo anche dal centro di elettronica a Matheson che devo comprarmi un I-Pod”, “bene, allora ci vediamo sotto casa mia fra un’ oretta”, “ok , a dopo”.
Mi andai a fare una doccia veloce, mi vestì, jeans blu e maglioncino nero con taschine laterali, gel ai capelli ed ero pronto per l’ uscita. Avevo un pò di mal di testa ,ma era più sopportabile rispetto agli altri giorni e non avevo alcuna intenzione di rovinarmi la giornata.
Come d’ accordo, Clive si presentò a casa mia alle 17:00 in punto e insieme ci dirigemmo verso la piazza centrale e fu qui che iniziarono i problemi.
A metà strada mi accorsi che Samael mi seguiva.
Samael è un ragazzo della mia scuola con il quale una volta avevo litigato a causa di una ragazza(ma guarda un pò!) e che da allora in poi aveva giurato di farmela pagare.
“Clive, Samael ci segue insieme ai suoi amichetti”, “fai finta di niente e lascialo perdere, tra poco saremo in piazza”.
Non passarono che 3 secondi da quelle parole che: “ Ehi tu, perché non ti fermi un attimo, devo riferirti alcune cosette che l’ ultima volta non ho avuto il piacere di dirti”. Feci finta di niente, non avevo voglia di abbassarmi al suo livello, ma lui continuò a stuzzicarmi, “ ehi Crowe, che sei sordo o ti hanno amputato la lingua?”. Mi fermai, ma non ebbi il tempo di replicare che un pugno mi centrò in pieno volto, mi risvegliai in ospedale, mi dissero che ero svenuto e che era meglio tenermi sotto controllo per qualche giorno, ora ne sono trascorsi 3 ed ancora non ho avuto notizie di quando sarò dimesso, mio padre è venuto a trovarmi ieri, mi ha parlato, sembrava preoccupato , mi disse che Clive stava malissimo , che era stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva, che i balordi lo avevano preso a calci in testa fino a farlo svenire, procurandogli un trauma cranico con lesioni al cervello, c’ erano probabilità che non c’ è l’ avrebbe fatta e ciò mi raggelò.
Quel figlio di puttana di Samael, quando uscirò di qui giuro che gli e la farò pagare.
Intanto però ancora nessuno mi ha dato altre notizie su Clive e spero davvero che in qualche modo si riprenda, la speranza è l’ ultima a morire.
Prima di riporre questo diario,per oggi, vorrei scrivere alcune parole che mi hanno molto colpito e che ho letto da qualche parte.
“La speranza è l’ ultima risorsa dei deboli, ma è anche la prima arma dei più forti”

20 marzo
Malcom Crowe si spense esattamente 35 giorni dopo aver scritto quell’ ultima frase ed essere entrato in coma  per aggravarsi del suo male. Il cancro al cervello lo consumò in circa 2 mesi portandolo alla morte, nel giorno del suo diciottesimo compleanno, passando da tremende emicranie, stati confusionali oltre che di allucinazioni e attacchi epilettici.
Tutto ciò che ho letto fino ad ora nel diario, non è mai esistito, incubi a parte, la signora MacNeil non si è mai sentita male il 25 Gennaio, per il semplice fatto è in quelle data, la povera vecchietta si trovava al “cimitero di S. James”. Non è mai esistito neppure un Samael, quel giorno Malcom si sentì male in aula e fu portato in ospedale da un ambulanza chiamata da addetti scolastici. Clive andò in ospedale con lui e gli stette accanto 24 su 24 anche se è riportato nel diario che per giorni non ebbe visite.
Colui che scrive in queste pagine, altri non è che Robert Crowe , un uomo con il quale il diavolo si è divertito a portargli via il figlio, un uomo che ha visto la sua famiglia distrutta, rovinata , sconvolta da un uragano, un uomo disperato al quale non resta altro che piangere e versare lacrime.
Colui che vi scrive, semmai non l’ aveste capito, altri non è che il padre di Malcom Crowe, un padre distrutto dal dolore, un padre che ha perso ogni aspettativa di vita.

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